La storia

La presenza documentata della viticoltura nel comune di Biasca risale agli anni 1550.
Già a quell’epoca la coltivazione della vite, assieme alla pastorizia e allo sfruttamento dei boschi, era un’attività di importanza primordiale nell’economia della Vicinia Biaschese.
La leggenda narra che, prima dello scoscendimento del Monte Crenone (avvenuto nel 1513),i gatti potevano passeggiare sulle pergole senza mai scendere fino a Malvaglia.
Questo scoscendimento seppellì parte del paese e molto terreno coltivato andò
perso (anche a causa della buzza verificatasi due anni dopo, nel 1515).
Il casato dei Pellanda, famiglia di maggior spicco della Biasca cinquecentesca, possedeva un torchio di utilizzo pubblico: la produzione annua di vino attorno all’anno 1600 si aggirava sui 21’000 l. Sicuramente non sarà stato un grande vino, ma tanto bastava per il sostentamento dei contadini. Sono stati questi ultimi che, con il loro duro lavoro, metro dopo metro, hanno trasformato il terreno rendendolo fertile e consegnandolo a noi assieme alla passione per la viticoltura.

La coltivazione della vite avveniva e avviene ancora (ma in modo minore), con la lavorazione a pergola. Vigneti di questo tipo sono dei veri e propri capolavori dell’architettura rurale: soprattutto quelli di Ludiano.
Nel paese bleniese, oltre a un pregevole torchio  ben conservato possiamo ancora ammirare i pergolati che si snodano fra le ganne.

Al termine del primo conflitto mondiale, l’ing. Giuseppe Paleari riprese le sperimentazioni
con il vitigno Merlot confrontandolo con altre varietà di vitigni (Pinot Nero, Cabernet, Barbera, Nebbiolo, Freisa e Bondola). I risultati ottenuti furono soddisfacenti ed ebbe così inizio l’impianto di nuovi vigneti con il vitigno Merlot.

A questo punto si sentì la necessità di creare un’associazione dei viticoltori per meglio promuoverne la formazione e difenderne gli interessi: nacque così la Federviti Cantonale. L’anno successivo, nel 1949, un gruppo di viticoltori costituì la sezione della ” Federviti di Biasca e dintorni”  inoltrando la domanda di ammissione alla Federviti Ticinese.
Primo presidente fu eletto il maestro Gino Rossetti mentre il segretario-cassiere fu Mario Romaneschi: i due restarono in carica fino al 1956. Sull’attività svolta si hanno pochi documenti, uno di questi è la lista dei soci dell’anno 1953 che erano circa una quarantina.
Durante l’assemblea del 3 giugno 1956 si ampliò la sezione allargandola alle valli Leventina e Blenio. Si decise inoltre di nominare un nuovo comitato composto da 7 membri anziché 5 per permettere l’inserimento di un rappresentante della valle di Blenio e di uno della valle Leventina.
Nel 1957 nasceva così, con l’adesione di circa 84 viticoltori, la sezione di Biasca e Valli: presidente Renato Vanina e segretario Bruno Pellanda.

Negli anni 50/60 l’attività era soprattutto improntata sull’opera di convincimento dei viticoltori per la ricostituzione e la messa a dimora di nuovi vigneti in modo più razionale: ciò avrebbe permesso la lavorazione con l’uso di piccole macchine agricole e la sostituzione dei vitigni autoctoni con quelli del Merlot.
Negli anni 1957/1958 su un terreno di proprietà della parrocchia ( sito nel comune di Biasca) si esegue l’impianto di un vigneto sperimentale per lo studio della redditività dei diversi sistemi di coltura: pergola piana, pergola tirolese e filare Guyot doppio.
L’organizzazione dei corsi di potatura, trattamenti crittogamici e concimazione si sussegue, secondo un calendario prestabilito, nei diversi comuni delle valli, con una buona frequenza di partecipanti.
Viene pure organizzato l’acquisto in comune dei prodotti fitosanitari con l’allestimento del magazzino per la vendita e il deposito: magazzino ancora in funzione a tutt’oggi.

Già negli anni 60 tra i viticoltori vi era preoccupazione per la crescita dei costi di gestione da una parte e l’impossibilità di un aumento dei prezzi delle uve per ragioni di mercato e di concorrenza dall’altra: ciò poneva il problema dell’incremento della produzione del ceppo per trovare un certo equilibrio economico. Questa problematica è stata anche affrontata nella conferenza tenuta dall’ing. Mirco Chiesa (rappresentante della consulenza cantonale viticola) in occasione della giornata del viticoltore svoltasi a Biasca il 24 aprile 1960.
Va sottolineato che in quegli anni questa manifestazione si sviluppava sull’arco di tre giornate con l’organizzazione di un’esposizione di macchinari, attrezzi, concimi e prodotti fitosanitari.
Nel 1962, grazie alla mediazione del socio Pardo Rodoni, viene siglato un accordo con la Cantina Sociale di Mendrisio per il ritiro delle uve Bondola e Merlot della regione.
Negli anni 60, il raggruppamento dei terreni e la nuova delimitazione del catasto viticolo,
hanno creato del lavoro non indifferente al comitato per la salvaguardia degli interessi dei viticoltori.
Dalla lettura dei verbali dell’epoca si può evincere che i problemi di allora sono gli stessi di oggi:

“…viene presa la decisione unanime di intensificare l’opera di convincimento dei viticoltori, affinché entrino numerosi a far parte della neo costituita società Federviti di Biasca e Valli, dando perciò agli stessi la garanzia che più numerosi essi siano, maggiore ne risulta il peso e l’influenza in sede cantonale sul mercato delle uve nei riguardi dei negozianti di vino.
Dimostrazione chiara ne è l’ottenimento dell’aumento ottenuto quest’anno di 5 fr. al quintale per le uve Merlot. “

Nel 1963,in occasione di un corso di potatura secca organizzato dalla sezione Biasca e Valli e tenutosi nel vigneto Pettinaroli ai grotti Rodai, i viticoltori di Giornico decidono di costituire un sezione Giornichese in alternativa a una semplice adesione a Biasca.
Soci fondatori sono i signori: Enrico Horisberger (primo presidente), Giuseppe Migliarini, Mario Pettinaroli, Sergio Strappazzon, Luigi Vallana, Alessio Vanetti e Americo Romerio Giudici (secondo presidente dal 1979 al 1989). La via solitaria fu caldeggiata dall’allora presidente cantonale della Federviti, signor Cattori, presente all’assemblea costitutiva.
Nacque così la sesta sezione.

Gli anni 70/80 sono caratterizzati dall’inizio del rilancio della viticoltura ticinese: nella nostra regione sorgono nuovi vigneti, non più a pergola ma a filare, che permettono una razionalizzazione del lavoro e una lavorazione più meccanizzata. Inoltre,il concetto di produzione abbondante va man mano affievolendosi per lasciare il posto alla filosofia odierna: limitare la produzione per un miglioramento della qualità delle uve e, di conseguenza, dei vini.  Questo grazie al lavoro fondamentale svolto durante i corsi organizzati dalla Federviti,dalla consulenza cantonale e dalla stazione di ricerca di Cadenazzo.
Quest’aria innovatrice entra pure nelle cantine con il loro perfezionamento tecnologico e il continuo miglioramento della qualità del vino.
Per la nostra regione, fondamentale è stato l’apporto innovativo portato da Feliciano Gialdi alla casa vinicola Roberti Foc di Bodio che,con l’enologo Giuseppe Rattizzo,affinò il metodo della vinificazione separata delle uve a dipendenza della loro provenienza, iniziando così un’opera di valorizzazione del “terroir” delle tre valli.
Pure i piccoli vinificatori “per hobby” hanno tratto beneficio dai consigli impartiti da Giuseppe durante le degustazioni organizzate dalla nostra sezione, migliorando di anno in anno la qualità dei loro vini.

Dagli anni 90 ai giorni nostri si sono affinate le tecniche colturali ed enologiche per ottenere vini qualitativamente sempre migliori.
Per aiutare i viticoltori a combattere le malattie crittogamiche della vite,nel 1999 nei vigneti Biaschesi viene istallata una centralina meteo, nel 2008 se ne istalla una anche a Malvaglia e una a Giornico nel 2010. Si ottiene così una copertura ottimale del territorio nelle 3 valli: le stazioni sono collegate al servizio nazionale di agrometeo che elabora i dati mentre l’ufficio fitosanitario cantonale emette i vari comunicati d’intervento.

Caldeggiata da più parti, durante l’assemblea di Bodio del 2 marzo 2012, viene sancita la fusione tra la sezione di Biasca e Valli e quella di Giornico.
– Con questa operazione si conclude un ciclo – ha affermato Franco Ghiggia ultimo presidente della sezione di Giornico – la sezione di Giornichese era pur sempre nata da una “costola” della sezione di Biasca! Si tratta ora di risistemare l’”anatomia”. –